Fsc, battaglia Anci per 36 milioni. I Comuni: senza risposte, nessun assenso sui fabbisogni standard

Fsc, battaglia Anci per 36 milioni. I Comuni: senza risposte, nessun assenso sui fabbisogni standard

Prove di dialogo tra Mef e Anci sulla finanza locale. Si è tenuto ieri a via XX settembre il primo incontro tra la sottosegretaria al ministero dell’economia con delega agli enti locali, Sandra Savino, e una delegazione dell’Associazione dei comuni, guidata dal presidente Antonio Decaro (con il sindaco di Bari erano presenti il segretario generale Veronica Nicotra e Andrea Ferri, responsabile finanza locale Anci-Ifel). A tenere banco la quantificazione del Fondo di solidarietà comunale (Fsc) che, lamentano i comuni, registra ancora uno sbilancio di perequazione per circa 36 milioni di euro. Soldi che, a legislazione attuale, dovrebbero essere i comuni a finanziare. L‘Anci invece chiede al governo di intervenire con appositi finanziamenti statali in grado di integrare la quota già ridotta per effetto dei correttivi previsti dall’attuale disciplina del Fsc.

La cifra in ballo (36 milioni) non costituisce certo un’enormità nel bilancio dello Stato, ma il rischio concreto che su questo punto si areni la trattativa in Commissione tecnica per i fabbisogni standard (a cui spetta validare la quantificazione del Fsc 2023) è reale. La Commissione si riunirà lunedì prossimo, ma in assenza di risposte sulla perequazione difficilmente l‘Anci potrà dare il suo assenso. Al Mef, assicurano, è in corso una attenta valutazione del tema pur tenendo conto, ha osservato la sottosegretaria Savino, dei tempi ristretti entro cui l‘Anci chiede di reperire le risorse per evitare che lunedì la riunione della Commissione tecnica per i fabbisogni standard (Ctfs) si concluda con una fumata nera.

L‘Anci ha portato all’attenzione del sottosegretario un corposo dossier con tutte le questioni aperte sulla finanza locale nel 2023.
Questioni tanto più cruciali, hanno osservato i sindaci, perché “devono costituire la cornice essenziale per consentire alle amministrazioni di affrontare la sfida cruciale del Pnrr”. Le maggiori criticità sul Fondo di solidarietà comunale derivano dal fatto che gli incrementi previsti dal 2021 al 2030 (circa 2 miliardi) sono in massima parte non utilizzabili per il concorso agli ordinari equilibri correnti, in quanto vincolate ad una effettiva maggiore spesa su obiettivi specifici, in mancanza dei quali vengono restituite allo Stato. Gli incrementi sono infatti legati e vincolati al potenziamento dei servizi sociali (764 mln. circa a regime, dal 2030), all’incremento dei posti degli asili nido comunali (1.100 milioni annui a regime dal 2027) e all’incremento del trasporto scolastico degli studenti con disabilità (120 mln. annui dal 2027).
Le variazioni del FSC 2023, definite ma non ancora approvate presso la Ctfs comportano uno spostamento di risorse di circa 120 milioni di euro. Uno spostamento in prevalenza “orizzontale”, cioè tra gli enti più dotati e gli enti meno dotati di risorse standard, che, lamenta l‘Anci, “appare del tutto inopportuno in un periodo emergenziale e a fronte della ripresa dell’inflazione su livelli mai registrati da oltre un decennio”. Per questo, concludono i comuni, “l’applicazione di tagli in questo periodo deve essere evitata attraverso un urgente intervento legislativo”. Di qui la richiesta di reintegrare subito i 36 milioni mancanti ma anche di sterilizzare alcuni tagli ancora presenti come quello da “spending review informatica” per il triennio 2023-2025. Senza dimenticare la mancata stabilizzazione del contributo una tantum di 50 milioni previsto nel 2022 per i piccoli comuni di aree svantaggiate.
(tratto da ItaliaOggi)

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