Le risorse al servizio sanitario sono poche: ma il vero tema resta il riparto

Le risorse al servizio sanitario sono poche: ma il vero tema resta il riparto

Che il Servizio sanitario nazionale sia affetto da storico “sotto-finanziamento” e che necessiti di interventi strutturali significativi è cosa nota da decenni. Che la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese sia inferiore a quella di Francia e Germania e che le disparità assistenziali nei territori regionali italiani determinino flussi di mobilità sanitaria (fisiologica e patologica) dal Sud verso il Centro-Nord è cosa altrettanto risaputa.
Che però la legge di bilancio 2024 italiana abbia destinato alla sanità ingenti risorse è un dato di fatto incontrovertibile che non vede solo chi non vuole vedere. Pertanto, sulla premessa che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, la questione “finanziamento” del SSN, al centro del “dibattito” politico, non può prescindere dall’analisi di alcuni aspetti rivelatori del fenomeno e quindi dai dati. Partiamo quindi dalla popolazione essendo destinataria dei servizi sanitari. Dal 2016 al 2023 la popolazione italiana è calata di circa 1,7 mln di unità (da 60,7 mln del 2016 a circa 59 mln del 2023). Nel 2023 la riduzione è stata meno marcata degli altri anni. Sono diminuiti i decessi ed è cresciuta di circa 6 mesi la speranza di vita alla nascita: 81,1 per i maschi e 85,2 per le femmine. La Campania si conferma purtroppo la regione con minore speranza di vita: 79,4 anni per i maschi e 83,6 per le femmine. Grafici e tabelle ne illustrano il dettaglio (Fonte: ISTAT – Elaborazione del Dipartimento Salute di ANCI Campania).

Il 24,3% della popolazione italiana ha più di 65 anni e l’8% del totale è ultraottantenne. La Liguria è la regione più anziana d’Italia con il 29% di ultra sessantacinquenni e il 10,3% di ultraottantenni. La Campania invece è la più giovane col 20,9% di ultra sessantacinquenni e con il 5,6% di ultraottantenni. Lo spaccato demografico è dunque fondamentale per poter analizzare la carenza di risorse rispetto ai fabbisogni effettivi. Trend demografico, anzianità, cronicità e specificità dei territori sono i principali driver della spesa sanitaria. Ma ve ne sono altri – di cui però si parla poco – altrettanto impattanti: gli sprechi (duplicazione di indagini diagnostiche, trattamenti inappropriati da un punto di vista clinico o di setting assistenziale, uso di farmaci branded invece che generici), gli abusi e le frodi.

Giova ricordare che la “sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari” è un tema che riguarda tutti i Paesi OCSE anche a causa del mutato contesto geopolitico. Tuttavia, alcune strategie ipotizzate dall’OCSE per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari non possono surrogare la particolare situazione di bilancio del nostro Paese.

Si stima che nel 2026 la spesa per le pensioni lieviterà di 46 mld di euro rispetto al 2023 e quella degli interessi passivi sul debito pubblico di 26 mld di euro per un costo annuo – a debito corrente (143% del PIL) – di oltre 100 mld di euro. Una somma spaventosa che gli altri Paesi UE non hanno. Nonostante ciò, come già evidenziato, la legge di bilancio 2024 ha stanziato – per il triennio 2024-2026 – 11,2 miliardi di euro aggiuntivi a quelli già previsti dalla legge di bilancio 2023. Risorse che il nostro Paese non ha mai visto in passato, pur in presenza di scenari macroeconomici e geopolitici tutt’altro che rassicuranti. D’altronde, la crescita delle risorse emerge chiaramente dal trend della “quota capitaria” (la carta di credito sanitaria annuale degli italiani). Dal 2016 al 2023 questa è passata da 1.830 euro a 2.170 euro (+19%). Rispetto al 2019 la quota capitaria 2023 è lievitata del 15%. Inoltre, in virtù dell’incremento di 11,2 mld di euro previsti dalla legge di bilancio 2024, la quota del 2026 – a trend demografico attuale – è stimata in 2.280 euro con un incremento di circa il 21% rispetto al 2019. I grafici che seguono illustrano il trend della quota capitaria nonché del finanziamento del SSN dal 2018 al 2026 (Dipartimento Salute di ANCI Campania).

Inoltre, la circostanza che una “fetta” significativa delle risorse incrementali sia destinata a remunerare i professionisti della salute, va proprio nella direzione di consolidare il “pilastro portante” del nostro Sistema sanitario, onde arginare l’emorragia dei nostri professionisti – formati in Italia – verso altri Paesi che, non avendo la “zavorra” del debito pubblico quanto quello italiano, si possono permettere di corrispondere compensi munificenti.

Pertanto, in un contesto nel quale l’ammontare delle risorse da allocare alla salute dipende dalle disponibilità del bilancio pubblico – appesantito da oneri finanziari cresciuti negli ultimi due anni a causa di crisi geopolitiche ed energetiche i cui effetti sull’economia sono di gran lunga superiori a quelli della pandemia da Covid-19 – il vero tema è quello dei riparto di tali risorse tra le Regioni.

Giova ricordare che, in virtù del DM Salute 30.12.2022, dal 2023, al criterio capitario puro – parzialmente pesato per tener conto dell’incidenza dell’età dei consumi sanitari – sono stati affiancati altri due parametri: la mortalità e alcuni indicatori socio-economici.

Una revisione del meccanismo di riparto prevista da decenni e mai attuata.

L’attuale meccanismo di ponderazione dei nuovi criteri prevede che il 98,5% delle risorse da ripartire sia allocato tra le Regioni con i vecchi criteri. Solo il restante 1,5% viene assegnato con i due nuovi parametri (mortalità e deprivazione). Questo nuovo meccanismo compensa solo parzialmente la “perdita sistemica” patita negli anni dalla nostra Regione che resta comunque la penultima per quota capitaria.

Poiché i “nuovi indicatori” hanno lo scopo di garantire una maggiore aderenza tra i bisogni sanitari dei territori e le risorse destinate al loro soddisfacimento, il “case-mix” di riparto andrebbe adeguato in misura tale da garantire il riallineamento della quota capitaria della Campania quantomeno a quella media nazionale.

Il riallineamento consentirebbe alla Campania di implementare ulteriormente – in sintonia con quanto previsto dall’OCSE – efficaci politiche di prevenzione e di promozione di salutari stili di vita anche al fine di contenere la crescita della spesa derivante dall’health ageing.


Il Direttore Scientifico e Responsabile del Dipartimento Salute ANCI Campania
Antonio Salvatore

 

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