Città Metropolitana e il futuro delle province, cambiamenti in vista. Marino: “Ma occorre una governance unitaria”

Città Metropolitana e il futuro delle province, cambiamenti in vista. Marino: “Ma occorre una governance unitaria”

Dieci anni fa, con l’approvazione della legge Delrio (n. 56 del 2014), il sistema amministrativo italiano ha vissuto un cambiamento significativo nella gestione degli enti locali, in particolare delle Province e delle Città Metropolitane. Questa riforma, definita come un passo verso una maggiore razionalizzazione della spesa pubblica e una ridefinizione del ruolo degli enti di “area vasta”, ha introdotto l’elezione di secondo livello, modificando radicalmente le modalità di governance e di rappresentanza politica.
A dieci anni di distanza, si impone un’analisi critica per tracciare un bilancio degli effetti della riforma e per riflettere su possibili sviluppi futuri, soprattutto alla luce delle nuove sfide poste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).


Obiettivi e Prime Conseguenze – La legge Delrio è nata con l’intento di semplificare il sistema amministrativo italiano e di ridurre i costi di funzionamento della politica locale. Ha abolito le elezioni dirette dei consiglieri provinciali, sostituendole con elezioni di secondo livello, in cui i rappresentanti sono scelti tra i sindaci e i consiglieri comunali. Inoltre, le cariche ricoperte dai membri di questi organi sono a titolo gratuito, in linea con l’obiettivo di diminuire la spesa pubblica. «Questo nuovo assetto ha rappresentato un trade-off tra efficienza e democraticità: se da un lato è stato possibile ridurre i costi, dall’altro è emersa una perdita di rappresentanza diretta per i cittadini, esclusi dalla scelta di chi governa questi enti», ha spiegato Antonio Meola, segretario generale della Città Metropolitana di Napoli.
Tuttavia, il sistema attuale presenta delle criticità: in base alla normativa, il sindaco del comune capoluogo assume automaticamente anche la carica di sindaco della Città Metropolitana, escludendo i cittadini dei comuni limitrofi dal processo decisionale.

Le criticità finanziarie – Uno degli aspetti più controversi della riforma ha riguardato la questione finanziaria. Già prima dell’approvazione della legge Delrio, le Province avevano subito una progressiva riduzione delle risorse, con un drastico impatto sulla loro capacità di operare. Con la riforma, il quadro è ulteriormente peggiorato, lasciando questi enti con competenze tutt’altro che marginali ma con risorse economiche inadeguate. La gestione delle strade provinciali e la manutenzione dell’edilizia scolastica, per esempio, sono ancora di competenza delle Province, ma spesso mancano i fondi necessari per garantire un servizio efficiente e sicuro. La mancanza di risorse ha generato un’incertezza gestionale che ha avuto ripercussioni dirette sui cittadini. Per questo motivo, diversi disegni di legge giacciono in Parlamento con l’obiettivo di riformare ulteriormente il sistema delle Province, ridando a questi enti una maggiore stabilità finanziaria e un quadro normativo più chiaro.

Il ruolo delle città metropolitane – Le Città Metropolitane, invece, hanno un potenziale ancora inespresso. Nate per promuovere lo sviluppo integrato dei grandi agglomerati urbani, la loro operatività è spesso limitata dalle dinamiche di sovrapposizione con le competenze regionali e dai vincoli di bilancio. Tuttavia, in un contesto di maggiore autonomia differenziata, è necessario ripensare il loro ruolo strategico. La sfida è coniugare la capacità di pianificazione e coordinamento territoriale con una governance che garantisca maggiore inclusività e rappresentatività per tutti i comuni coinvolti.

Il convegno – Nel convegno organizzato dalla Città Metropolitana di Napoli, tenutosi nel Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova, e promosso dall’infaticabile segretario generale, Antonio Meola (in basso), Carlo Marino, presidente di Anci Campania, ha sottolineato la necessità di una maggiore chiarezza sulla visione di governance per il futuro del Paese. “Come si fa a tenere insieme Province e Autonomie differenziata, più decentramento sui territori e più accentramento regionale?” ha chiesto Marino, evidenziando le contraddizioni intrinseche di un sistema che cerca di tenere in equilibrio istanze di sussidiarietà e centralizzazione.

Le prospettive – Alla luce degli investimenti del PNRR e delle sfide di pianificazione territoriale poste dalla transizione ecologica e digitale, diventa urgente ridefinire il ruolo delle Province e delle Città Metropolitane. Questi enti possono giocare un ruolo fondamentale nell’implementazione dei progetti legati al PNRR, fungendo da coordinatori tra livello locale e centrale, e promuovendo politiche integrate di sviluppo economico, sociale e ambientale. Tuttavia, senza un adeguato supporto normativo e finanziario, rischiano di rimanere enti incapaci di incidere realmente sul futuro dei territori. Per garantire una governance efficiente e inclusiva, appare necessario ripensare il sistema di elezione delle Città Metropolitane, allargando la partecipazione a tutti i cittadini dell’area metropolitana e non solo a quelli del capoluogo. Inoltre, occorre rivedere il sistema di finanziamento delle Province, dotandole di risorse certe e adeguate alle loro competenze.

Una riflessione – «Il decimo anniversario della legge Delrio – ha concluso Marino – rappresenta un’opportunità per riflettere sulle sfide e sulle opportunità di riforma degli enti di area vasta. Se da un lato è evidente che la razionalizzazione della spesa pubblica non può essere il solo obiettivo, dall’altro emerge la necessità di ripensare la governance locale in modo da valorizzare i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Province e Città Metropolitane devono diventare attori strategici dello sviluppo locale, in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini e di guidare la trasformazione territoriale in un’ottica sostenibile e inclusiva. E poi una domanda su tutte: come si fa a concliare riforma delle province con Autonomia differenziata?»

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