Perché il welfare aziendale potrebbe salvare la sanità pubblica. In Campania

Perché il welfare aziendale potrebbe salvare la sanità pubblica. In Campania

Il sistema salute italiano purtroppo è affetto da alcune criticità: insufficienti risorse finanziarie, carenza di personale, liste d’attesa e quant’altro. Il tutto in un contesto di domanda di salute in forte crescita e di costi lievitati in misura significativa anche a causa della spirale inflazionistica (l’indice ISTAT dei prezzi al consumo di agosto 2023 è lievitato di circa il 14% rispetto ad agosto 2021). A ciò si aggiunga l’inverno demografico del nostro Paese caratterizzato da una quota crescente di anziani il cui fabbisogno di salute farà aumentare la pressione sul sistema sanitario italiano. Uno scenario assai difficile da gestire, la cui parola d’ordine è sostenibilità: finanziaria e organizzativa. Giova ricordare che la spesa sanitaria pubblica italiana è inferiore a quella media UE ed assai distante da quella di Francia e Germania. E sebbene negli anni 2012–2021 vi sia stata una crescita della spesa sanitaria pubblica (da 108 mld a 127 mld), quella pagata dai cittadini di tasca propria è cresciuta del 55%. Grafici e tabelle illustrano il confronto europeo della spesa sanitaria pubblica (in unità di €) ed il trend della spesa sanitaria complessiva italiana (Fonte: ISTAT e CENSIS sulla sanità integrativa – elaborazione dati Dipartimento Salute ANCI Campania).

Il prospetto illustra la spesa sanitaria regionale pro-capite pubblica e privata 2021.

Dei 168 mld di euro di spesa sanitaria complessiva italiana del 2021, quella a carico dei cittadini (diretta + intermediata) è stata di circa 41 mld di euro (il 24%), di cui: il 37% per l’assistenza ambulatoriale e riabilitativa, il 29% per la farmaceutica, il 10% per l’assistenza ospedaliera ed il restante 24% per altro. Il Welfare aziendale è decisamente uno degli strumenti che ben potrà mitigare la pressione sul sistema sanitario italiano. E’ un insieme di iniziative, beni e servizi che le aziende mettono a disposizione dei propri dipendenti allo scopo di aumentare il loro benessere e quello delle loro famiglie. Beni e servizi che non concorrono a formare – in tutto o in parte – il reddito da tassare. Un contributo destinato all’istruzione, alla formazione, allo sport, alla mobilità e anche alla salute. Nello specifico, il welfare aziendale prevede lo “zainetto sanitario” e il “conto welfare”. Il primo consiste in un versamento che il datore di lavoro effettua a un ente sanitario per visite specialistiche, check-up, indagini strumentali, prestazioni odontoiatriche, etc. di cui il dipendente fruisce presso strutture convenzionate senza anticipare denaro. Il conto welfare, invece, è una somma di denaro che il datore di lavoro mette a disposizione del dipendente per rimborsare le spese dallo stesso sostenute per prestazioni sanitarie.
E’ dunque pacifica la circostanza che gli strumenti di welfare aziendale sanitario contribuiscano al benessere della popolazione nonché ad alleggerire la pressione sul sistema sanitario pubblico favorendone la sostenibilità.


Il Direttore Scientifico e Responsabile del Dipartimento Salute ANCI Campania
Antonio Salvatore

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