E’ presto per fare un bilancio di quale eredità ci lascerà la pandemia. La crisi non è ancora finita e, soprattutto, s’ignorano i costi aggiuntivi della “convivenza” col virus. Intanto, dal rapporto elaborato dalla Corte dei Conti sui dati del Ministero della Salute, emerge che la spesa sanitaria ha raggiunto nel 2020 i 123,5 mld di euro (+6,7% del 2019). Si registra una brusca frenata dei ricavi (-1,3 mld di euro) a causa delle minori entrate per ticket (-0,5 mld di euro), per le attività di intra-moenia (-0,3 mld di euro) e per mobilità internazionale (-0,2 mld di euro). E’ invece cresciuta del 12,7% la spesa per l’assistenza medico generica. Sono calate le spese per l’assistenza ospedaliera (-1,25%), per i farmaci (-3,6%) e per le prestazioni di riabilitazione (-4,6%). Purtroppo, dall’analisi ministeriale emerge una ulteriore eredità: le mancate prestazioni ambulatoriali e ospedaliere.
Un fenomeno che riguarda quasi tutte le regioni d’Italia e del quale, allo stato, s’ignorano i danni che deriveranno dal peggioramento delle condizioni di salute della parte più fragile della popolazione. La pandemia ha comportato un calo di 1,3 mln di ricoveri e di oltre 145 mln di prestazioni specialistiche. Tutto ciò s’è tradotto in una minore spesa di circa 3,7 mld di euro. Calati del 15% finanche i ricoveri per radioterapia e del 10% di quelli per chemioterapia.

I prospetti illustrano il calo registrato nella Specialistica Ambulatoriale.

Le 145 mln di prestazioni di specialistica ambulatoriale non erogate nel 2020 hanno comportato un risparmio di 2,14 mld di euro, di cui il 90% avutosi nelle strutture pubbliche e prevalentemente nella diagnostica di laboratorio. Occorre, quindi, agire concretamente sulle misure per il recupero delle liste d’attesa.

Il Direttore Scientifico e Responsabile dello Sportello Salute – ANCI Campania
Antonio Salvatore