Marino agli Stati Generali dell’Ambiente: cogliere l’occasione della transizione ecologica

Marino agli Stati Generali dell’Ambiente: cogliere l’occasione della transizione ecologica

“Pnrr: Fondi europei, riforme e competenze per la transizione ecologica al Sud” è il titolo del panel tenutosi agli Stati Generali dell’Ambiente “Green Med Symposium” presso la Stazione Marittima di Napoli.  Durante la tavola rotonda intitolata «Strumenti, modalità e strategie di governance dei fondi europei per gli Enti Locali» intervento del Presidente di Anci Campania, Carlo Marino, che ha puntato l’obiettivo sulla difficoltà che vivono i Comuni della Campania per la strutturazione dell’impiantistica, stretti tra necessità di cogliere l’occasione  (e le risorse) della transizione ecologica e le richieste delle comunità che rifiutano di avere impianti di trattamento «nel giardino di casa». «La transizione ecologica è una delle missioni fondamentali di questo Paese – aggiunge Marino – e lo ancora di più per gli Enti Locali e per il Sud. I nostri Comuni sono alle prese non solo con la sfida per partecipare ai bandi e gestire queste risorse – come sappiamo il 40 per cento sarà speso al Sud – ma anche con la necessità di coniugare un’accelerazione della spesa con una crescita della qualità dei servizi».

Lo stato dell’arte – La Campania e il Sud all’inizio non hanno brillato sul tema della transizione ecologica, tanto che sono stati prorogati di un mese i termini per la presentazione delle domande, inizialmente fissati al 12 febbraio. Questo ovviamente al fine di  favorire una maggiore partecipazione delle aziende e delle Pubbliche amministrazioni del Sud ai bandi che riguardano impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti. Infatti, fino all’11 febbraio 2022, su 1.400  domande presentate al Ministero della Transizione ecologica, per 1.600 milioni di euro sui 2.100 disponibili (1.500 per comuni e imprese pubbliche e 600 per le imprese private), la maggior parte è stata presentata da aziende del Centro-Nord. Successivamente le cose sono cambiate.
Una valanga di progetti proposti dalle regioni del Sud per realizzare nuovi impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti o ammodernare quelli esistenti – progetti che da soli superano quanto ad ammontare di oltre il doppio il budget a disposizione. Obiettivo: aggiudicarsi le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In totale ci sono 2,1 miliardi di euro e le proposte, arrivate per il 45% dal Sud Italia, richiederebbero 12 miliardi. A concorrere per le risorse del Pnrr (1,5 miliardi per Comuni e imprese pubbliche e 600 milioni per le imprese private) 1.860 progetti proposti dalle regioni del Mezzogiorno, del valore complessivo di 4,6 miliardi, che da soli eccedono di oltre il doppio il totale disponibile. Il ministero, con la collaborazione dell’Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale), sta valutando ancora quali progetti rispettano i requisiti dei bandi (chiusi mercoledì 23 marzo) e potranno aggiudicarsi i fondi a disposizione.
Da tutta Italia sono arrivate 4.114 proposte.
Sono 1.474 le proposte arrivate dal Nord (il 36% del totale), che cubano nell’insieme 4,4 miliardi di euro
Dal Centro Italia 780 progetti (19%), per un valore complessivo di circa 3,3 milioni di euro.
Ben 1.860 progetti arrivano dalle regioni del Mezzogiorno, del valore complessivo di 4,6 miliardi, che da soli eccedono di oltre il doppio il totale disponibile.

I progetti per la Campania – Acquisto treni della metropolitana di Napoli, potenziamento trasporto pubblico dell’aree interne ed elettrificazione dei porti; fotovoltaico sui tetti pubblici, comunità energetiche, la realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, in ogni provincia campana; riqualificazione edilizia residenziale pubblica. La transizione energetica campana passa attraverso più settori: per le bioenergie a partire da rifiuti, agricoltura e zootecnia attraverso impianti di  digestione anaerobica per produrre biometano e compost di qualità; per le città attraverso una grande opera di installazione di fotovoltaico a partire dai tetti pubblici favorendo la realizzazione di comunità energetiche; per le aree interne, evitando l’abbandono di terreni incolti e promuovendo la realizzazione di progetti di agrivoltaico per incentivare lo sviluppo locale attraverso la multifunzionalità dell’agricoltura. «Siamo in attesa di comprendere quali saranno le città e i progetti finanziati – aggiunge Marino -. Poi occorrerà affrontare la parte più difficile: monitoraggio, rendicontazione ma soprattutto capacità di inserire un management serio, un modello organizzativo serio che non solo ci faccia raggiungere la capacità di spendere i soldi entro il 2026 ma attivare una strategia e inseguire una visione per il futuro delle nostre aree. La transizione ecologica può essere un’occasione solo se non è calata dall’alto, ma sia capace di sviluppare una concertazione tra Regione, enti locali e popolazioni interessate».

 

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