Cresce l’incertezza degli italiani sul futuro del S.S.N. E’ quanto emerge dal 57° Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del nostro Paese. Il 71% degli italiani dichiara di essere pronto a rivolgersi alla sanità privata per visite specialistiche o per accertamenti sanitari urgenti. Al Sud la percentuale sale a circa il 77%. Il 90% degli italiani è convinto che l’universalismo sia fallito essendo evidenti le disparità reali e territoriali nonché le disuguaglianze sociali. Una situazione assai delicata che induce fondatamente a ritenere che il rilancio del S.S.N. sia una priorità. Maggiori risorse pubbliche e interventi strutturali per irrobustire il “pilastro portante” del “Bel Paese”. Entro il 2027 si stima che andranno in pensione circa 50.000 unità (29.000 medici e 21.000 infermieri). Con un turnover del 90% per i medici e del 95% per gli infermieri, il S.S.N. potrebbe perdere circa 4.000 unità. I prospetti che seguono illustrano il trend del finanziamento del S.S.N. dal 2013 al 2022, il rapporto sul PIL italiano e la quota capitaria del F.S.N. finalizzata a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (Fonte: 57° Rapporto CENSIS e ISTAT – Elaborazione a cura del Dipartimento Salute Anci Campania).
L’irrobustimento del S.S.N. dovrà tuttavia confrontarsi con la sostenibilità dei conti. In base ai dati del nuovo DEF, l’esborso per le pensioni crescerà da 317 a 361 mld di euro. Gli interessi passivi sul debito pubblico da 78 a 104 mld di euro. Quanto al nostro sistema pensionistico, giova ricordare che le risorse degli anziani pensionati sono il polmone finanziario a tutela della rete familiare. Il 42% dei pensionati italiani garantisce infatti un supporto economico a favore dei familiari (figli e nipoti).
Il Direttore Scientifico e Responsabile del Dipartimento Salute Anci Campania
Antonio Salvatore
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