L’allocazione delle Regioni nei cluster di rischio ha innescato il dibattito sulla valenza dell’approccio tenuto. L’utilizzo di ben 21 indicatori e l’eccessiva cautela mostrata in presenza di dati poco attendibili – e la conseguente allocazione in area a rischio – non hanno di certo aiutato a comprenderne la ratio.
Sta di fatto che, dei 21 indicatori, solo alcuni sono maggiormente significativi: l’indice di contagio (Rt), la crescita in assoluto del numero dei positivi in rapporto alla popolazione testata, l’incremento del regime di ricovero in aree mediche e in terapie intensive, l’indice di letalità. Basta analizzare, con la dovuta attenzione, tali indicatori e si avrà la piana lettura del trend epidemico in ciascuna Regione.
Ebbene, l’analisi di essi ci dice che l’epidemia dilaga.
D’altronde, se l’indice Rt nazionale è dell’1,3 e in molte Regioni è di gran lunga superiore, è sin troppo evidente che il virus si sta diffondendo a macchia d’olio. Ciò sta causando un ricorso eccessivo alla ospedalizzazione – prevalentemente nelle aree mediche – col serio rischio d’implosione del sistema ospedaliero. Inoltre, par d’uopo ricordare che la collocazione in area gialla o arancione non vuol dire affatto essere immuni da rischi e né tantomeno che l’epidemia sia sotto controllo. Le note a margine del modello di popolazione dei cluster, elaborato dai tecnici ministeriali, lo dimostrano.
La Campania, ad esempio, pur essendo stata allocata in area gialla, presenta un forte rischio di imminente peggioramento della diffusione epidemica e del conseguente sovraccarico dei servizi sanitari regionali, già stressati. Uno scenario tutt’altro che rassicurante. Il prospetto che segue illustra i principali indicatori di crisi, rilevati nell’ultima settimana, essendo stata caratterizzata dalla più alta incidenza di casi mai registrata in Italia.
Il Direttore Scientifico e Responsabile dello Sportello Salute ANCI Campania
Antonio Salvatore

*per contatti scrivere a: sportellosalute@rossiwebtest.it/ancicampania