La complessa materia delle concessioni demaniali marittime è sotto la lente dell’Unione Europea

La complessa materia delle concessioni demaniali marittime è sotto la lente dell’Unione Europea

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo del professor Francesco D’Ippolito sui beni demaniali, alla luce della complessa partita che si sta giocando in queste settimane.  

Dal 2009 la complessa materia delle concessioni demaniali marittime è sotto la lente dell’Unione Europea in ragione delle continue proroghe previste nell’ordinamento interno e ritenute, a più riprese, incompatibili con il diritto euro unitario.
Nel corso degli anni questo tema ha assunto dei caratteri singolari per un comparto di particolare rilevanza nel settore turistico con un rilevante volume di affari che si attesta intorno ai quindici miliardi di euro all’anno, a fronte dei quali l’ammontare dei canoni di concessione percepiti supera di poco i cento milioni di euro.
Allo stato, dunque, appare chiaro che l’istituto concessorio non risulti più adeguato a quei principi fondamentali dei trattati europei (non discriminazione e parità di trattamento) e a quelle disposizioni normative poste a tutela della concorrenza.

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Ciò nell’ottica di uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile volto a favorire la coesione economica e sociale tra gli Stati membri.
Tuttavia, il nostro legislatore ha sempre evitato di affrontare la questione, salvaguardando lo status quo e disponendo continue proroghe che hanno determinato l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea e, in conseguenza, una situazione di generale incertezza a scapito dei cittadini, degli enti locali e degli stessi concessionari.
Anche l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta sulla questione, adottando pareri motivati indirizzati a diversi comuni italiani, ribadendo l’esigenza di realizzare procedure ad evidenza pubblica per garantire il rispetto dei principi di concorrenza, disapplicando la normativa interna contrastante con quella europea. A ciò si è aggiunto anche il Consiglio di Stato (con le note sentenze gemelle dell’adunanza plenaria nn. 17 e 18 del 2021) ha prima stigmatizzato il sistema delle proroghe ex lege, e poi ha affermato l’illegittimità della nuova proroga al dicembre 2025 voluta dall’attuale governo, in quanto in contrasto con la direttiva Bolkestein e ha ribadito l’obbligo di disapplicazione di tale normativa da parte di qualunque organo dello Stato (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 1 marzo 2023, n.2192).

Un autorevole monito è poi giunto anche dal Presidente della Repubblica il quale, con una nota del 24 febbraio 2023, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Presidenti delle Camere,
ha sollecitato a risolvere definitivamente i rilevanti profili di incompatibilità della normativa vigente con il diritto europeo.
La evidente complessità e contraddittorietà del quadro normativo delineato, sul quale pesano anche scelte governative che sembrano rispondere a esigenze più propriamente politiche, richiede oggi, a nostro avviso, una collaborazione tra il mondo accademico e gli enti locali, per promuovere la diffusione di saperi tecnico specialistici in contesti locali e nella gestione delle problematiche concrete che rischiano di esporre, nel prossimo futuro, gli amministratori pubblici a serie responsabilità contabili.
Per fare fronte a questa, come ad altre esigenze delle pubbliche amministrazioni, il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ha varato uno Spin-off che possa fornire uno strumento utile a monitorare e selezionare procedure, atti e modelli di gestione su tutto il territorio nazionale.
In particolare, andrà valutata caso per caso la scarsità della risorsa costiera, il cui positivo accertamento determina la limitazione al numero delle autorizzazioni e, dunque, la necessità di svolgere procedure selettive dei concessionari. Altro aspetto è quello relativo alla possibilità di sostituire un concessionario con un altro operatore economico mediante l’istituto del subingresso ai sensi dell’art. 46 del codice della navigazione.
In assenza di una normativa nazionale sarà opportuno poi adottare atti di indirizzo e linee guida per il rinnovo delle concessioni demaniali marittime prodromici alla redazione e alla pubblicazione di bandi per l’assegnazione. Tutto ciò comporterà anche la possibilità di valutare eventuali proroghe tecniche delle concessioni al 31 dicembre 2024 in applicazione della normativa in essere e della più recente giurisprudenza.

In conclusione, a fronte di quadro normativo del tutto incerto e disorganico, la sinergia tra enti locali e mondo accademico può senz’altro costituire un efficace e proficuo strumento di ausilio per i comuni costieri, a fronte delle urgenti e complesse sfide che gli stessi sono tenuti a gestire nel prossimo futuro.
Francesco Eriberto D’Ippolito
Docente  Scienze Politiche Università Vanvitelli 

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