Il Presidente Carlo Marino, intervento sul Corrmezz: basta pregiudizi sul Sud

L’articolo del Presidente, Carlo Marino, publicato sul Corriere del Mezzogiorno, il giorno di Ferragosto.
Caro Direttore,
non c’è che dire: il pregiudizio etnico, sì proprio quello che denunciava Gramsci quasi cento anni fa, è ancora attualissimo. Ma stavolta non riguarda intellettuali di fede liberale o destrorsa, ma Sindaci anche della mia appartenenza politica, ovvero del Pd. Anche loro – e penso ad alcuni amministratori di primo piano del Nord come Beppe Sala o Giorgio Gori – si sono iscritti nel ‘partito del populismo e della lacerazione nazionale’, che presenta il Sud come zavorra dello sviluppo capitalistico e del progresso. Anche loro si associano, sospetto per mero opportunismo politico, al pensiero forte leghista secondo cui il Mezzogiorno è mafia e corruzione o, quando va bene, assistenzialismo e spreco.
E’ davvero così?
Davvero il Nord ha dimostrato di essere la locomotiva d’Italia? Davvero se i cento miliardi del ‘recovery fund’ fossero destinati sopra la linea gotica, ‘andrà tutto bene’ e la questione meridionale sarà condivisa e diluita in una grande questione nazionale come dicono i Sindaci del Nord?
Ho l’impressione che i miei colleghi delle grandi città del Nord – da Sala a Gori, da Brugnaro a Nardella, da Ricci a Bucci – siano preda di un abbaglio, di una svista che li porti a credere a una presunta superiorità morale del Nord e dei suoi amministratori.
Ho, invece, la convinzione che occorra rovesciare il paradigma, ripartendo proprio dal Sud che, nel corso della pandemia, ha dimostrato un grande senso delle istituzioni, un forte radicamento al territorio, rappresentando la roccia intorno a cui le comunità si sono ancorate, evitando la deriva. Su quale base, mi chiedo, il mio collega di partito Giorgio Gori, prima di volare a Formentera per le vacanze, si lascia andare ad affermazioni propagandistiche e false come: “Se l’epidemia fosse scoppiata al Sud sarebbe andata molto peggio”.
La verità è ben diversa: in Campania i Sindaci si sono comportati, durante la pandemia, come piccoli e raffinati artigiani, attenti unicamente alla cura delle loro comunità. Non, come taluni Sindaci-manager del Nord, sensibili solo all’immagine e ai riflessi del loro indice di gradimento nel borsino interno dei partiti. Non si spiega altrimenti #Milanonosiferma o #Bergamononsiferma con tanto di canzonetta dei Pinguini Tattici che accompagnano le immagini dei bergamaschi che passeggiano nel cuore della città, sia alta che bassa, mentre il fuoco dei draghi di Daenerys li sta per incenerire.
Superiorità morale, suvvia siamo seri!
Occorre, invece, che le risorse del recovery found abbiano come direzione privilegiata il Mezzogiorno. Visto che il DL Rilanci e il decreto di Ferragosto privilegiano ancora il Nord (nonostante le grida del Presidente nazionale di Anci, e sindaco di Bari, Antonio Decaro), c’è bisogno ora di una vera spallata.
La realtà è ben diversa da come la raccontano taluni Sindaci: gli interventi anti Covid hanno premiato anzitutto il Nord. Il beneficio pro-capite è stato di 1.344 euro al Centro-Nord rispetto ai 1.015 nel Mezzogiorno (dati Svimez). Una coda velenosa di quanto che era successo negli ultimi 10 anni con il crollo della spesa pubblica per investimenti e la perdita di 250mila posti di lavoro. E tutto questo mentre la pressione fiscale aumentava più sul Sud che al Nord.
Il modello di sviluppo, centrato sul Nord, ha prodotto una crescita del Pil dello zero virgola negli ultimi dieci anni Ha dunque fallito, va cambiato. Si riparta dagli amministratori del Sud. Gli unici con la competenza immacolata.
Carlo Marino
Sindaco di Caserta e Presidente di ANCI Campania
 

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