Card alimentare: i punti critici, facciamo chiarezza. Marino: utile, ma diventi stabile e si coinvolgano i Servizi sociali dei Comuni

Card alimentare: i punti critici, facciamo chiarezza. Marino: utile, ma diventi stabile e si coinvolgano i Servizi sociali dei Comuni

Dall’ultima decade di luglio è partita la distribuzione negli uffici postali della carta “Dedicata a te”, la social card contenente 382,50 euro pensata dal governo per aiutare le famiglie in difficoltà a contrastare il caro spesa e la corsa dell’inflazione, attraverso l’acquisto di generi alimentari di prima necessità.
La misura spetta ai nuclei familiari composti da almeno tre persone e con un Isee fino a un massimo di 15 mila euro. Quando il governo ha presentato l’agevolazione ha detto: «L’iniziativa riguarda quel milione e 300 mila famiglie che hanno maggiori difficoltà nell’acquisto dei generi di prima necessità, il famoso caro carrello. Abbiamo investito 500 milioni di euro per aiutarle».
Abbiamo, tuttavia, come Anci Campania, raccolto in questi giorni numerose segnalazioni da parte dei sindaci che avevano interesse a rilevare alcune criticità. Le abbiamo riassunto in quattro punti.

1) La prima, la più evidente, è che i sindaci e i servizi sociali dei Comuni non sono stati coinvolti nella compilazione delle liste. Ai Comuni è toccato un incarico marginale: ovvero stabilizzare le liste predisposte dall’Inps (depennando i nuclei familiari non più residenti). Poi è stato assegnato loro un compito burocratico (e in alcuni casi costoso perché non c’era il rimborso per il servizio fornito): inviare una notifica (una lettera, una raccomandata o una mail di notifica) a chi ha beneficiato della misura.
2) Ci sono alcune categorie “sensibili” che, in base ai requisiti fissati dal governo e trasferiti poi all’Inps, rimangono escluse. La risposta data dal Ministero dell’Agricoltura e delle Sovranità alimentare e foreste – Masaf (che ha curato la cosa in prima persona) è che le risorse sono infatti limitate (500 milioni di euro) e si è dato priorità alle famiglie con almeno tre persone, tra cui un figlio under 14.
Di fatto, anche se il loro Isee non è superiore a 15 mila euro, i single (anche con un figlio) e le coppie senza figli non hanno ricevuto il bonus. La nuova misura ha raggiunto le famiglie con un reddito medio-basso, ma forse non i veri poveri.
3) Si tratta di un bonus “una tantum” (si riceve cioè una volta soltanto). I sindaci e l’Anci hanno chiesto di stabilizzarlo, innervando la misura a un maggiore protagonismo dei sindaci.
4) gli esercizi commerciali convenzionati sono stati scelti dal Masaf e lo stesso è avvenuto per l’indicazione delle liste dei beni acquistabili, scegliendo un po’ arbitrariamente all’interno.

In sintesi la posizione dell’Anci Campania è riassunta dal presidente Carlo Marino: «Speriamo che questa misura diventi stabile, magari ampliando le risorse e usandole con più flessibilità, coinvolgendo i Comuni attraverso la rete dei servizi sociali. Perché molte volte alcune condizioni sfuggono alle statistiche della banca dati dell’Inps. Questo ci permetterebbe di raggiungere nuclei che hanno difficoltà oggettive non individuate».

 

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